E-commerce: questo sconosciuto…
Siamo nell’era del Digitale, ogni desiderio può essere esaudito in pochi minuti e con pochi clic in qualsiasi luogo, gli influencer su Instagram con pochi post condizionano le passioni di migliaia di persone, eppure l’e-commerce in Italia continua a essere poco diffuso: secondo il Report di Casaleggio Associati, infatti, solo il 10% circa delle piccole imprese italiane vende attraverso il canale online.
Non è poco ma non è neanche tanto, considerando che all’interno di questa percentuale è anche inclusa la vendita da parte di marketplace e intermediari (Amazon, Booking, ecc). Questi strumenti offrono a mio avviso enormi vantaggi:
- visibilità immediata, molte volte infatti si cerca un prodotto (o un albergo) direttamente su Amazon o Booking senza nemmeno passare da Google
- costo contenuto, si paga infatti in percentuale solo su quello che si vende, senza costi di sviluppo né (obbligatoriamente) di ulteriore pubblicità
- affidabilità rispetto a un e-commerce proprietario, l’utente infatti “si fida” di Amazon mentre non è detto che faccia lo stesso per quanto riguarda un portale e-commerce proprietario
Nonostante gli evidenti vantaggi offerti da intermediari e marketplace, in alcuni casi il “fai da te” e sviluppare il proprio portale può essere la strategia vincente. Anche in questo caso i vantaggi sono comunque molteplici, soprattutto appoggiandosi a sistemi come Woocommerce o Prestashop che permettono di gestire perfettamente realtà di mini o media complessità. I vantaggi principali sono:
- controllo totale del magazzino, dei prezzi, delle spedizioni, aspetti che in alcuni marketplace sono, se non bloccati, comunque fortemente condizionati dalle offerte già presenti
- gestione interna dei dati e dei pagamenti, senza passare attraverso forme di intermediazione
- nessun costo sulla vendita, ma costi di sviluppo più o meno importanti a seconda del prodotto/servizio da vendere
Nonostante quindi barriere sempre più basse in termini di costi e tecnologia e una crescita se non costante quanto meno continua nel corso degli ultimi 10 anni nell’ordine del 15%-20% all’anno, l’e-commerce in Italia continua a non decollare.
Perché quindi il 10% delle attività decide di vendere online? Sono dei pazzi o dei visionari?
A mio avviso la risposta è molto semplice: nessuno dei due.
Si tratta esclusivamente di una scelta di campo strategica, non diversa da “devo aprire un negozio a Milano, lo apro in via Torino o in Corso Buenos Aires?”. La scelta si porta chiaramente dietro delle conseguenze, vediamo quali…
Perché chi ha già un negozio fisico dovrebbe valutare un e-commerce
Se hai già un negozio, probabilmente paghi già un affitto, hai un magazzino e dei dipendenti, e aprire in parallelo un e-commerce potrebbe aiutarti a:
- spalmare i costi del magazzino, del personale, delle utenze, su una base ricavi più ampia
- essere aperti sempre, e quindi servire anche quella fetta di popolazione che negli orari di esercizio non verrebbero ad acquistare da te
- in ultima (ma non ultima) istanza, vendere di più, e di conseguenza ottenere economie di scala sulle materie prime o sui prodotti da rivendere
Perché una startup dovrebbe valutare un e-commerce
Se il tuo prodotto o servizio non ha barriere e può essere venduto ovunque (anche solo in Italia, senza inizialmente scomodare i paesi esteri), dovresti valutare un e-commerce per:
- ridurre i costi operativi e di gestione; inizialmente molti e-commerce partono da un box e dal titolare, per cominciare a vendere all’inizio non serve altro
- avere subito un pubblico ampio, senza limitarsi a uno specifico territorio ma abbattendo subito le barriere
- in ultima (ma non ultima) istanza, anche in questo caso vale il vendere di più, e di conseguenza ottenere economie di scala sulle materie prime o sui prodotti da rivendere